Criptovalute e mondo dell’arte: un matrimonio possibile
Le criptovalute rappresentano un mondo “nuovo” e come spesso avviene quando si è di fronte a delle novità, l’intera popolazione si divide in Guelfi e Ghibellini, in bianco e nero, in una parola, in favorevoli e contrari. La stessa sorte è ovviamente toccata all’introduzione nel mercato delle monete virtuali, dapprima accolte con diffidenza, poi con entusiasmo e poi ancora con paura, soprattutto per quel che riguarda i governi mondiali che guardano a questa economia parallela come ad un “uovo di Colombo” un pò troppo pericoloso. Se da un lato c’è dunque timore per la natura incontrollabile e decentralizzata delle criptovalute, dall’altra ci sono settori che sempre più spesso si affacciano nel vasto mare del digitale trasformando le novità, in una risorsa. E’ questo il caso del settore dell’arte che, soprattutto in Europa, si sta dimostrando molto attivo nell’adozione di sistemi di scambio in criptovalute. In UK ci sono molte gallerie d’arte che iniziano a far circolare moneta virtuale all’interno dei propri sistemi, in ultimo la georgiana Eleesa Dadiani, titolare di una galleria d’arte a Cork Street, Londra si è così espressa in proposito: «le criptovalute nel mondo dell’arte credo che possano attirare anche nuove tipologie di investitori internazionali, in un mercato globale da circa 60 miliardi di dollari». Presso la sua galleria è possibile acquistare già in monete virtuali, dai Bitcoin fino ad arrivare ai litecoin. Un altro caso interessante da citare è quello che riguarda la galleria d’arte online Cointemporary all’interno della quale vengono proposte opere d’arte di artisti internazionali pagabili esclusivamente in bitcoin attraverso la piattaforma americana Coinbase.
Qual è il segreto del successo delle criptovalute nell’arte?
Difficile stabilire quale sia il valore aggiunto che ha convinto milioni di persone ad investire in criptovalute e ad adottarle come principale sistema di scambio economico. Sicuramente il carattere anonimo dell’intero sistema ha dato una bella spinta a chi è sempre stato abituato ad essere iper-controllato dalle banche tradizionali ma è difficile comprendere appieno l’imprevedibile scalata delle monete virtuali nel mondo dell’arte.
In Italia la rivoluzione inizia a Torino quando la casa d’aste Sant’Agostino inizia a vendere le opere in criptovalute: due sono le vendite registrate per un totale di 800mila accessi, fatturato pari a 1,2 milioni di euro di cui il 7% in bitcoin. Di contro c’è chi non intende minimamente dar corso a questa innovazione, ed è il caso della casa d’asta più importante al mondo, Sotheby’s.
Interessante è raccontare infine il caso di Andy Bauch, artista molto apprezzato in ambito internazionale che ai Bitcoin e alle criptovalute in genere ha voluto dedicare una serie di dipinti “particolari”, intitolata “New Money”. All’interno delle opere, a quanto si sa, si nascondono dei codici camuffati di bitcoin e litecoin che, se individuati e “risolti” daranno il diritto al vincitore di accedere alle chiavi private del portafogli dell’artista. Il portafoglio più capiente contiene circa 9.000 dollari (il quadro più costoso dell’artista costa circa 4.800 dollari).
Esulando dal mondo dell’arte sono in aumento le associazioni ed organizzazioni che accettano versamenti in bitcoin come ad esempio la Electronic Frontier Foundation, Wikimedia Foundation, The Pirate Bay e addirittura l’università di Nicosia a Cipro, ha inserito il bitcoin come metodo di pagamento per le tasse universitarie.
DT Coin di Daniele Marinelli: perché non un futuro nell’arte?
Il Dt Coin è una moneta virtuale innovativa e promettente che si propone di diventare la prima moneta complementare di massa del mondo.
La scommessa (già vinta) appartiene a Daniele Marinelli, imprenditore che ha avuto il merito di credere nel fantastico mondo del digitale costruendo un team appassionato di lavoro che oggi ha dato i natali al DT Coin, la moneta virtuale (o quasi) del futuro.
Perché il DT Coin è geniale e vincente? Innanzitutto perché attraverso una logica matematica vincente, si esclude a monte la possibilità che la moneta imploda a seguito di eventuali speculazioni; in secondo luogo l’estrazione delle monete è controllata da un algoritmo proprietario che blocca l’estrazione ad un numero determinato e finito di monete attraverso un processo centralizzato; in terzo luogo l’utilizzo di un exchange come il Forced Market Cap, garantisce profitto immediato: il prezzo della moneta è forzato e spinto alla crescita dall’algoritmo al fine di garantire profitto per ciascun utente; infine, le transazioni sono gratuite ed immediate.
Considerando tutti questi “buoni motivi”, non sarebbe di certo strano pensare all’approdo di questa criptovaluta nel mondo dell’arte.